Patanjali nel suo Yoga Sutra ribadisce l’importanza di estirpare dalla mente umana ogni forma di preoccupazione e di angustia per i problemi del presente e del futuro e di “consegnare” gli atti della vita, con arrendevolezza, al Divino.
“Non pensate al domani perché il domani penserà da sé alle sue cose” recita il Vangelo.
Detto nelle parole del Cristianesimo è la necessità di rimettersi al divino indicata nella preghiera cristiana per eccellenza, il Padre Nostro: “Signore sia fatta la tua volontà come in cielo, così in terra”.
È, per molti versi, il senso di accettazione e di equanimità di fronte a tutti gli eventi della vita, della filosofia buddista.
È la fiducia nel Divino, la pace nell’abbandono, nel non attaccamento (moha) o bramosia del piacere (lobha) che genera il dolore (soka), fiduciosi che i problemi sono fenomeni transitori e che tutto passa.
È non soltanto l’affidamento al Divino per il futuro, ma l’offerta al Divino delle parole e delle azioni di ogni giorno, nella vita quotidiana.
È la celebrazione del Divino nella natura, nella vita, sempre ad ogni istante.
“Se la sensazione dell’Io e del Mio proietta la sua ombra sull’intuizione della perfezione divina, tutti gli sforzi del sadhaka per conquistare la pace sono vani”. (Iyengar)